Questo anno ricorre il 550° anno della scomparsa scomparsa di Giorgio Castriota Skanderberg e dell'arrivo degli arberesh in Calabria. L'associazione Calabresi di Cinisello e nord Milano organizzeranno un evento per presentare e far conoscere questo altro aspetto della Calabria che da sempre è stata terra di accoglienza.
Gli Arberesh
Gli italo-albanesi, loro stessi si chiamano arberesh e i calabresi li chiamano gjegj, si insediarono nell’Italia meridionale tra il XV e il XVII secolo fondando numerosi paesi, soprattutto, ma non solo, in Calabria.Nel 1468 moriva l’eroe nazionale Giorgio Castriota Scanderbeg che era riuscito a riunire le tribù albanesi e a fronteggiare le invasioni ottomane. Alla sua morte le terre albanesi divennero una provincia turca e le ricche famiglie attraversarono lo Jonio per conservare la libertà e la fede cristiana. Si stabilirono nel regno di Napoli andando a popolare terre colpite da terremoti, scegliendo località lontane dalle coste malariche e facilmente difendibili dalle incursioni via mare.
Oggi chi visita San Demetrio Corone, Spezzano Albanese o Civita (alcuni dei paesi arberesh della provincia di Cosenza) o San Nicola dell’Alto e Pallagorio (provincia di Crotone) si deve arrampicare lungo strade tortuose e molto all’interno.
Uno volta arrivato però gli sembrerà si stare all’estero, nel senso che troverà genti che parlano una lingua diversa e praticano un rito religioso greco-bizantino. Più raro sarà invece trovare le donne vestite con i tradizionali e bellissimi vestiti ricamati in oro. Oramai le famiglie li conservano gelosamente e li indossano solo nelle occasioni di festa.
La lingua arbereshè a tutti gli effetti un dialetto dell’albanese, forse ancora più originale perché non è stato contaminato dal turco come in Albania. Oggi grazie alle leggi regionali si insegna anche nelle scuole e i giovani lo hanno riscoperto anche come lingua letteraria. Uno di questi autori, ZefKakoca, Pino Cacozza, scrittore cantautore e attore, speriamo di averlo presto ospite a Cinisello.
La religione ha storicamente avuto un ruolo di coesione della comunità. Il rito è greco-bizantino, la messa viene cantata in greco e albanese. Gli arberesh riconoscono l’autorità del papa di Roma ma conservano una larga autonomia tanto è vero che i nostri preti possono, con alcune limitazioni di “carriera”, anche essere sposati.
Sono passati più di 550 anni dall’inizio di questa storia e l’Associazione Culturale Calabresi di Cinisello e del nord Milano si appresta, con rara sensibilità, a ricordare questa ricorrenza con alcune iniziative che si svolgeranno il 1 e il 2 dicembre prossimi.
Demetrio Patitucci